Resurrezione Pericle Fazzini

L’intervento conservativo di restauro è stato preceduto da una prima fase di documentazione e diagnostica. L’indagine preliminare è stata eseguita in due momenti: da un lato, l‘analisi materico visiva che ha costituito lo strumento essenziale per una primaria definizione dello stato conservativo dell’opera e dall’altro, una analisi scientifica condotta con una strumentazione tecnica a carattere digitale che ha dato luogo alla creazione di un database di dati scientifici utili per la corretta identificazione dei fattori di degrada e per la successiva pianificazione dell’intervento operativo sull’opera.

L’analisi diagnostica dello stato di conservazione della scultura “la Resurrezione” di Fazzini sè stata eseguita con la collaborazione della Facoltà di Architettura “Luigi Vanvitelli” della Seconda Università degli Studi di Napoli, il Centro di Competenza Benecon presso la Seconda Università di Napoli e la collaborazione strumentale della Topcon Italia.

L’opera presentava sulla parte esterna depositi superficiali, costituiti da grasso, polvere e particellato atmosferico, che compromettevano la corretta lettura del complesso scultoreo. Inoltre, era presente un diffuso fenomeno di ossidazione tipico del rame e suoi composti dovuto in particolar modo a variazioni termo-igrometriche causate dall’afflusso di migliaia di persone in occasione delle udienze generali.

La metodologia di intervento, messa a punto in accordo con i laboratori di restauro dei Musei Vaticani, rispondeva a istanze tecniche ed estetiche ben definite. L’intervento di restauro, eseguito attraverso fasi programmate di lavorazione, ha permesso la rimozione dei depositi superficiali che compromettevano l’originale lettura della patina voluta da Pericle Fazzini, rispettando le tracce di terra di fusione essendo parte integrante dell’opera e restituendo alla scultura la sua lucentezza originale.